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166 storia della decadenza

quattr’anni: questi con minor moderazione perseguitò il culto delle Immagini. L’odio religioso vomitò tutto il suo fiele nella dipintura, che i partigiani delle Immagini ci fecero della persona e del regno di questo principe, di questa pantera macchiata, di questo anticristo, di questo drago volante, di questo germe del serpente, che sedusse la prima donna. Al loro dire costui superò nei vizi Elagabalo e Nerone; il suo regno fu un perpetuo macello dei personaggi più nobili, più santi, o più innocenti dell’Impero; assisteva al supplizio delle sue vittime, considerava le convulsioni della loro agonia, ne ascoltava con piacere i gemiti, nè mai potea saziarsi del sangue, che godea di versare: spesse volte battea colle verghe, o mutilava i familiari della sua Casa reale: il soprannome di Copronimo ricordava ch’egli avea lordato di escrementi il Fonte battesimale; veramente l’età potea farne le scuse; ma i solazzi della sua virilità lo fecero inferiore ai bruti; confuse nelle sue dissolutezze tutti i sessi e tutte le spezie, e parve che si compiacesse pur delle cose più ributtanti pei sensi. Quest’Iconoclasta fu eretico, ebreo, maomettano, pagano, ateo; e solamente le sue cerimonie magiche, le vittime umane che immolava, i sagrifizi notturni a Venere e ai demonii dell’antichità, son le prove che abbiamo della sua credenza in Dio. La sua vita fu lorda dei vizi i più contraddittorii, e finalmente le ulceri che copersero il suo corpo gli anticiparono i tormenti dell’inferno. Si confuta da sè medesima l’assurdità d’una parte di queste accuse, che ho avuto la pazienza di copiare; e in ordine ai fatti privati della vita de’ principi è troppo facile la menzogna, troppo difficile il ribatterla. Io non