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contratto nuziale, che i figli suoi dividerebbero l’Impero col loro fratello primogenito, ma questo secondo matrimonio fu sterile, ed Eufrosina si contentò del titolo di madre di Teofilo, figlio e successor di Michele.

[A. D. 829] Teofilo ci dà l’esempio ben raro d’un eretico e d’un persecutore, il cui zelo religioso ha dimostrato, e forse esagerato le sue virtù. I suoi nemici fecero prova sovente del suo valore, e i sudditi della sua giustizia. Ma il valore fu temerario ed infruttuoso; la giustizia arbitraria e crudele. Spiegò lo stendardo della Croce contro i Saracini; ma le sue cinque imprese terminarono con una tremenda sconfitta. Amorio, patria de’ suoi antenati, fu rasa, e dalle sue fatiche militari non ricavò altro, che il soprannome di Sfortunato. Un sovrano fa mostra della sua sapienza nell’istituire leggi, e nell’eleggere magistrati; e mentre sembra inerte, il governo civile fa la sua rivoluzione intorno al suo centro col silenzio e col buon ordine del sistema planetario. Teofilo fu giusto, come lo sono i despoti dell’Oriente, i quali, esercitando l’autorità da sè, seguono la ragione, o la passione del momento, senza pensare alle leggi, o senza misurare col delitto la pena. Una povera donnicciuola venne a gettarsegli ai piedi e a dolersi del fratello dell’Imperatrice, il quale aveva edificato il suo palazzo a tale altezza, che privava d’aria e di Sole la sua bassa abitazione. Provata la cosa, invece di darle, come avrebbe fatto un giudice ordinario, quel compenso che bastava nel caso, od anche di più, le assegnò il palazzo e il terreno; non contento di questo decreto stravagante, trasformò un affar civile in azion criminale, e il misero patrizio nella pubblica piazza di Costantinopoli fu battuto