Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/196

Da Wikisource.
190 storia della decadenza

traddizione gl’interessi d’un individuo co’ suoi doveri; ma un monarca assoluto mancherebbe di buon senso o di coraggio, separando la sua felicità dalla gloria, o la sua gloria dalla felicità pubblica. Sotto la lunga dominazione de’ suoi discendenti fu scritta e pubblicata la vita, o sia il panegirico di Basilio; ma la stabilità di quelli sul trono debbe attribuirsi al sommo merito di lui. Suo nipote l’Imperator Costantino ha voluto darci, nel descriverne il carattere, il ritratto perfetto d’un vero monarca; e se questo debole principe non avesse copiato un degno modello, non si sarebbe di leggieri elevato cotanto al di sopra delle sue proprie idee e della propria condotta; ma il più sicuro elogio di Basilio è riposto nel paragone del miserabile stato della monarchia, quale la rapì egli a Michele, collo stato florido della medesima, quale alla dinastia Macedone egli la trasmise. Con mano prudente represse abusi consacrati dal tempo e dall’esempio. Se non risvegliò il valor nazionale, restituì per lo meno all’Impero romano qualche ordine e maestà. Era instancabile la sua applicazione, freddo il naturale, fermo il senno, rapide le decisioni, ed osservava quella rara e salutevole moderazione che tiene le virtù a un’uguale distanza dai vizi contrari. Il servigio militare era tutto ristretto nell’interno del palazzo: non ebbe nè il coraggio nè i talenti d’un guerriero; nondimeno sotto il suo regno furono ancora formidabili ai Barbari l’armi romane. Come tosto col rimettere la disciplina e gli esercizi militari ebbe creato un nuovo esercito, comparve in persona sulle sponde dell’Eufrate; atterrò l’orgoglio dei Saracini, e soffocò la pericolosa come che giusta rivolta de’ Manichei. Sdegnato contro un