Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/200

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194 storia della decadenza

o al civile; che dal dotto Fozio fu diretta la sua educazione, e ch’egli compose o pubblicò assai opere sotto il suo nome in argomenti sacri e profani; ma un suo torto domestico, la moltiplicità cioè de’ suoi matrimoni, pregiudicò la sua riputazione di filosofo, e d’uomo religioso. Predicavansi sempre dai monaci le massime antiche sui pregi e la santità del celibato, ed erano pur professate dalla nazione. Era permesso il matrimonio, come un mezzo necessario alla propagazione del genere umano. Dopo la morte d’uno de’ conjugi, potea la debolezza, o il vigor della carne, condurre il superstite a un secondo matrimonio, ma un terzo era considerato quasi una specie di fornicazione, e il celebrar le quarte nozze era un peccato, ed uno scandolo ancora ignoto ai cristiani dell’Oriente. L’Imperator Leone esso stesso nel principio del suo regno aveva abolito lo stato civile delle concubine, e condannati i terzi matrimoni, senza annullarli. Ma guari non andò, che il patriottismo e l’amore l’indussero a violare le proprie leggi, e ad incorrere nella pena che in simil caso aveva ai sudditi imposta. Non avendo figli dei tre primi letti avea d’uopo l’Imperatore d’una compagna, e richiedeva l’Impero un erede legittimo. La bella Zoe fa introdotta nella Corte per concubina, e allorchè, partorendo, a Costantino ebbe dato prove di fecondità, dichiarò l’Imperatore le sue intenzioni di legittimare la madre e il figlio, e di celebrare le quarte nozze. Il Patriarca Nicola gli ricusò la benedizione, e Leone non potè indurlo a battezzare il principino, che a patto di congedare la sua amante; ma per l’opposito, avendola sposata, fu escluso dalla comunione dei