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208 storia della decadenza

in allora al quarantottesimo anno, la rendette poco atta a dare grandi speranze di posterità; pure acconsentiva ancora ai piaceri amorosi, e di fatto onorava l’Imperatrice del suo favore uno de’ suoi ciamberlani, il bel Michele di Paflagonia, il cui primo mestiere era stato quello di cambiator di monete. Per gratitudine o per ispirito di giustizia secondava Romano questo colpevole amore, o credeva di leggieri alle prove della loro innocenza; ma non andò guari, che Zoe verificò quella massima romana, che una moglie adultera è capace d’avvelenare il marito; la morte di Romano, a grande scandolo dell’Impero, fu tosto seguita dal matrimonio di Zoe, e dall’avvenimento del suo amante al trono sotto il nome di Michele IV. Varie furono però le speranze di Zoe; in vece d’un amante pieno di vigore e di gratitudine, non aveva essa posto nel talamo che un miserabile infermiccio, la salute e la ragione del quale erano indebolite da accessi d’epilepsia, e lacerata la coscienza dalla disperazione e dai rimorsi. Si chiamarono in soccorso di Michele i medici i più famosi del corpo e dell’anima; si cercava di divertirne la inquietudine con frequenti viaggi alle acque, e sulle tombe dei Santi i più rinomati. Applaudivano i monaci alle sue mortificazioni, e, toltane la restituzione, (ma a chi avrebb’egli restituito?) impiegò tutti i modi, che allora credeva più opportuni ad espiare la colpa. Mentr’egli andava gemendo e pregando sotto il sacco e la cenere, suo fratello, l’eunuco Giovanni, prendea diletto de’ suoi rimorsi, e raccoglieva i frutti d’un delitto, di cui era stato in secreto il più colpevole autore. Non ebbe nella sua amministrazione altro scopo che quello di contentare la propria ava-