Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/232

Da Wikisource.
226 storia della decadenza

applaudito al valore di quel principino nella guerra coi Turchi, fu ratificata la scelta. Il fedele Axuc partì frettolosamente per Costantinopoli, si assicurò della persona d’Isacco, e lo relegò in una prigione onorevole; poi col donativo di quattrocento marchi d’argento, comperò il voto di quelli ecclesiastici, che reggevano il clero di Santa Sofia, e che erano assolutamente autorevoli per la consecrazion dell’Imperatore. Non tardò Manuele a giugnere nella capitale coll’esercito composto di vecchi soldati fedeli; suo fratello fu pago del titolo di Sebastocratore: i sudditi ammirarono l’alta statura, e le maniere marziali del nuovo sovrano, e s’abbandonarono alla speranza che all’attività e al vigore giovanile congiungesse la sapienza dell’età matura. Ma presto videro coll’esperienza, che non aveva ereditato se non se il coraggio e i talenti del padre, ma che le virtù sociali di questo erano state con lui sepolte nella tomba; per tutto il tempo ch’egli regnò, cioè per trentasett’anni, fece sempre la guerra, con vario successo, ai Turchi, ai Cristiani e alle popolazioni del deserto situato al di là del Danubio. Combattè sul monte Tauro, nelle pianure dell’Ungaria, sulla costa dell’Italia e dell’Egitto, sui mari della Sicilia e della Grecia. Le conseguenze de’ suoi trattati furono sentite da Gerusalemme sino a Roma, e nella Russia; e la monarchia di Bizanzio divenne per qualche tempo oggetto di riverenza, o di terrore, per le Potenze dell’Asia e dell’Europa. Educato Manuele nella porpora e nel lusso orientale, avea pur conservato il ferreo temperamento guerresco, di cui non si trova di leggieri esempio da paragonarsegli, fuorchè nelle vite di Riccardo I, Re d’Inghilterra, e di Carlo XII, Re di Svezia. Tanta