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274 storia della decadenza

l’altro1. Non ho tempo d’esaminare fino a qual segno eransi i monaci tirato addosso i mali veri o supposti dei quali dolevansi, nè qual sia il numero di coloro che perdettero la vita, o qualche membro, gli occhi o la barba, per la crudeltà dell’Imperatore. Gastigati gl’individui, passò all’abolizione dei loro Ordini; essendo questi ricchi ed inutili, avrà potuto il risentimento di lui essere aizzato dall’avarizia, e scusato dal patriottismo. La missione e il nome formidabile di Dragone2, suo Visitator generale, sparsero l’orrore e lo spavento in tutta la nazione incappucciata. Furono disfatte le Comunità religiose, gli edifici convertiti in magazzeni od in baracche, confiscate le terre, le masserizie e le gregge; vari moderni esempi ci autorizzano a pensare, che non solo le reliquie, ma le biblioteche sieno divenute preda di quella rapina, ch’eccitò la licenza o il piacere

    buì le sue ricchezze, e andò a nascondersi nel monastero di San Saba, tra Gerusalemme e il mar Morto. Famosa è la Leggenda; ma il padre Lequien, dotto editore di lei, sgraziatamente provò, che S. Giovanni Damasceno era già monaco prima della controversia iconoclastica. (Opera, t. I, vita S. Johannis Damascen., p. 10-13. et Notas ad loc.)

  1. Dopo aver mandato al diavolo Leone, fa parlare il suo erede το μιαρον αυτου γεννημα, και της κακιας αυτου κληρονομος εν διπλω γενομενος, scellerato germe di lui, divenuto erede doppiamente della sua malvagità. (Opera Damascen. t. I, p. 625.) Se l’autenticità di questo pezzo è sospetta, siamo certi, che in altre opere, che non esistono più, Giovanni dà a Costantino i titoli di νεον Μωαμεθ, Χριστμαχον, μιςαγιον, nuovo Maometto, avversario di Cristo, nimico dei Santi. (t. I. p. 306).
  2. Spanheim (p. 235-238), che narra questa persecuzione secondo Teofane e Cedreno, dilettasi a paragonare il draco di Leone coi dragoni (dracones) di Luigi XIV, e si ricrea grandemente con questo scherzo di parole.