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chità, rispondono, che la debolezza della Chiesa primitiva fu la sola cagione della sua paziente fedeltà1. In tale occasione l’odio e l’amore produssero i medesimi effetti, e i protestanti pieni di zelo, che vogliono eccitare l’indignazione, e spaventare il potere dei principi e dei magistrati, ragionano alla distesa sull’innocenza e sul delitto dei due Gregorii verso il loro legittimo sovrano2. Questi Papi non sono difesi che dai cattolici moderati, i più della Chiesa gallicana3, che rispettano il Santo senz’approvarne il delitto. Que’ difensori della corona e della tiara giudicano della verità dei fatti dalla regola dell’equità, dalle opere che ci rimangono, e dalla tra-

  1. Quod si Christiani olim non deposuerunt Neronem aut Julianum; id fuit quia deerant vires temporales Christianis (così parla il virtuoso Bellarmino, De rom. Pont., l. V, c. 7.) Il Cardinale du Perron fa una distinzione che è più onorevole ai primi cristiani, ma che non dee piacere di più ai principi moderni. Distingue il tradimento degli eretici e degli apostati, che mancano ai loro giuramenti, falsificano il marchio ricevuto, e rinunciano alla fedeltà che devono a Gesù Cristo e al suo Vicario (Perroniana, p. 89).
  2. Si può citare per esempio il circospetto Basnagio (Hist. de l’Eglise, p. 1350, 1351), e il veemente Spanheim (Hist. imaginum), che calcano con cent’altri le vestigia dei centuriatori di Magdeburgo.
  3. Vedi Launoy (Op., t. V, part. II, ep. VII, 7, p. 456-474), Natalis Alexander (Hist. novi Testam., secul. 8, Dissert. 1, p. 92, 96), Pagi (Critica, t. III, p. 215, 216), e Giannone (Istoria civ. di Napoli, t. I, p. 317-320), discepolo della Chiesa gallicana. Nel campo delle controversie io compiango sempre la fazion moderata, che sta in mezzo ai combattenti, esposta al fuoco d’ambe le parti.