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dell'impero romano cap xlvii. | 69 |
il Gatto1, succedette alla dignità e alle opinioni di Dioscoro. Colle rappresaglie delle due parti s’inciprignirono gli animi in questa crudel superstizione; una disputa metafisica costò la vita a migliaia di uomini2; e i Cristiani d’ogni classe furono privati dei godimenti della vita sociale, e dei doni invisibili del Battesimo, e della santa Comunione. Ci resta di quel tempo una novella stravagante, che contiene forse una pittura allegorica dei fanatici, che si tormentavano e straziavano a vicenda. „Sotto il consolato di Venanzio e di Celere, dice un Vescovo autorevole, gli abitatori d’Alessandria, e di tutto l’Egitto furono presi da una strana e diabolica frenesia; i grandi e i piccioli, gli schiavi e gli uomini liberi, i Monaci ed il Clero, quanti in somma si opponevano al Concilio di Calcedonia perdettero l’uso della parola, e della ragione; abbaiavano come cani, e si laceravano le mani e le braccia coi denti„3.
[A. D. 482] Trenta anni di disordini originarono alla fine il celebre Henoticon4 dell’Imperatore Zenone, for-
- ↑ Era soprannominato Αιλουρος, il gatto, in grazia delle sue corse notturne. In mezzo all’oscurità, e mascherato girava attorno alle celle del monastero, e dirigeva ai suoi confratelli addormentati parole ch’erano credute rivelazioni (Theo. Lector. l. I).
- ↑ φο νους τε τολμηναι μυριους, αιματων πληθει μολυνθηναι μη μονον την γην αλλα και αυτον αερα, essersi sofferte stragi a migliaia, dalla piena di sangue essere stata contaminata, non la sola terra, ma l’aria stessa. Tal’è il linguaggio iperbolico dell’Ennotico.
- ↑ Vedi la Cronica di Vittore Tunninense, nelle Lezioni antiche di Canisio, ristampate da Basnagio (t. 1, p. 326.)
- ↑ L’Ennotico è stato trascritto da Evagrio, (l. III, c. 13) e tradotto da Liberato (Brev. c. 18). Pagi (Critica, t. II,