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sangue reale d’un ospite e d’un alleato. Tanto eran deboli e malvagie le massime del governo Romano, che per giungere ad un fine dubbioso di politico interesse, crudelmente si violavano in faccia al Mondo le leggi delle nazioni ed i sacri diritti dell’ospitalità1.

[A. D. 374] V. Nel pacifico intervallo di trent’anni i Romani assicuraron le loro frontiere, ed i Goti estesero i loro dominj. Le vittorie del grand’Ermanrico2, Re degli Ostrogoti, ed il più nobile nella stirpe degli Amali, si son paragonate dall’entusiasmo dei suoi nazionali alle imprese d’Alessandro, con questa singolare e quasi incredibile differenza, che lo spirito marziale dell’Eroe Gotico, invece di esser sostenuto dal vigore della gioventù, si manifestò con gloria e successo nell’ultimo periodo della vita umana, fra l’età di ottanta e di centodieci anni. Le indipendenti tribù furon persuase o costrette a riconoscere il Re degli Ostrogoti per Sovrano della nazione Gotica: i Capi dei Visigoti o dei Tervingi rinunziarono al titolo Reale, ed assunsero il più basso nome di Giudici; e fra questi Atanarico, Fritigerno, ed Alvavivo erano i più illustri pel personale lor merito, non meno che per la vicinanza alle province Romane. Quelle domestiche conquiste, le quali accrebbero la forza militare d’Er-

  1. Vedi ap. Ammiano (XXX. 1.) le avventure di Para. Mosè di Corene lo chiama Tiridate; e racconta una lunga e non improbabile storia di Gnelo suo figlio, che in seguito divenne popolare nell’Armenia, e provocò la gelosia del Re allora regnante (l. III. c. 21, ec. p. 253).
  2. Sembra che il breve racconto del regno e delle conquiste d’Ermanrico sia uno dei più stimabili frammenti, che Giornande abbia preso (c. 28) dalle Gotiche storie d’Ablavio o di Cassiodoro.