Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/147

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neppure il nome λογος è stato preso da lui1. II. Che prima dell’Evangelo di S. Giovanni per divina rivelazione era stato scoperto al Mondo il sorprendente segreto, che il λογος, che era con Dio, fu dal principio, che era Dio ec. Si era incarnato ec.

Esaminando senza prevenzione le opere di Platone egli è ben difficile, per non dire impossibile, il persuadersi, che esso distinguesse l’idea, il λογος dal sommo Dio. Infatti in quel libro, in cui riferisce ciò che egli aveva appreso da Timeo Locrese, Pitagorico illustre, fissando che due son le cagioni di tutte le cose, stabilisce, che di quelle, le quali si fanno secondo la ragione ella è una mente Νὁον μεν των κατὰ λογον γιγνομενων la quale chiamasi Dio, è cagione delle cagioni θέον τε ονομαὶσερ θαι, αρχην τε των αρχων, e che questo Dio è un Essere improdotto ed immutabile ed intelligibile esemplare di quante cose soggiacciono a mutazione καὶ τὸ μὲνεὶμεν αγενατον τε καὶ αχινάτον. . . νοατον τε καὶ παραδειγμα τὸν γεννωμένων, όπὸσα ὲν μετὰβολα εντε e per fine questa mente, questa Idea, questo Dio, questo Esemplare non stassi ozioso ma tien la ragione di maschio, e di padre ω τό μέν ειδος λόγος εχει αρρενος τε καί πὰτρος. Fin qui adunque non sembra aver neppur sospettato Platone, che l’Idea, il Verbo, od il λόγος si distingua da Dio Sovrano. Indi prosegue a dire, che prima della disposizione dei Cieli fatta λόγος altro non vi era che Idea, materia: ma che Ο Φὲος δημιυργος Iddio sommo Artefice: ordinò la seconda, sottoponendola a certe determinate leggi. Se adunque il Cielo od il Mondo secondo quel Filosofo

  1. L’Autore in ciò si conforma a Clerc Epist. Cr. 7, 8, 9 ed al Mosem. Dissert. de turb. per Plat. Ecclesia.