Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/259

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dell'impero romano cap. xxvi. 255

Teodosio noi siamo ridotti ad illustrare la parzial narrazione di Zosimo con oscuri barlumi di frammenti e di croniche, col figurato stile della poesia o del panegirico, e col precario aiuto degli Ecclesiastici, che nel calore della fazion religiosa son portati a disprezzare le virtù profane della sincerità e della moderazione. Consapevole di tali svantaggi, che continueranno ad involgere una parte considerabile dell’istoria della decadenza e rovina del Romano Impero, io camminerò con dubbiosi e timidi passi. Può affermarsi però arditamente, che non fu mai vendicata la battaglia d’Adrianopoli da veruna segnalata o decisiva vittoria di Teodosio contro i Barbari: e l’espressivo silenzio dei venali oratori di lui si può confermare dall’osservazione dello stato e delle circostanze dei tempi. La fabbrica d’un potente Impero, che era sorto coll’opera di più secoli, non poteva rovesciarsi dalla disgrazia di una sola giornata, se la forza fatale dell’immaginazione non avesse esagerato la vera misura della calamità. La perdita di quarantamila Romani, che perirono nelle pianure d’Adrianopoli, poteva presto ripararsi nelle popolate Province dell’Oriente, che contenevano tanti milioni di abitatori. Il coraggio di un soldato è la qualità più a buon mercato e più comune della natura umana; ed una sufficiente perizia per affrontare un nemico indisciplinato, poteva in breve acquistarsi mediante la cura dei Centurioni, che in vita eran rimasti. Se i Barbari s’erano impos-

    un’istoria profana in lingua Latina. L’Oriente, nel secolo dopo, produsse alcuni storici retori, come Zosimo, Olimpiodoro, Malco, Candido ec. Vedi Vossio de Histor. Graec. l. II c. 18. De Histor. Latin. l. II. c. 10.