Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/261

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dell'impero romano cap. xxvi. 257

custode della Repubblica. Piantò i suoi principali quartieri a Tessalonica, capitale della Diocesi di Macedonia1, d’onde poteva osservare gli irregolari movimenti dei Barbari, e diriger le operazioni dei suoi Luogotenenti, dalle porte di Costantinopoli fino ai lidi dell’Adriatico. Si rinforzarono le guarnigioni e fortificazioni delle città; e le truppe, nelle quali fu ravvivato un sentimento d’ordine e di disciplina, ripresero insensibilmente coraggio per la confidenza della propria salvezza. Da questi sicuri posti arrischiaronsi a fare delle frequenti sortite su’ Barbari, che infestavano l’addiacente campagna; e siccome rare volte permettevasi loro l’attacco senza qualche decisivo vantaggio o nel terreno o nel numero, le loro imprese furono per lo più fortunate, e presto restarono persuasi per la propria esperienza della possibilità di vincere gl’invincibili loro nemici. Appoco appoco riunironsi in piccole armate i distaccamenti di quelle divise guarnigioni; si proseguirono i medesimi cauti passi a forma d’un esteso e ben concertato piano di operazioni; i quotidiani successi accrescevan forza e coraggio alle armi Romane, e l’artificiosa diligenza dell’Imperatore, che facea circolare i più favorevoli ragguagli degli avvenimenti della guerra, contribuì a domar l’orgoglio dei Barbari, e ad animar le speranze e l’ardire dei proprj sudditi. Se in luogo di questi deboli ed imperfetti delineamenti, si potessero con esattezza rappresentare i consigli e le azioni di Teodosio in quattro successive campagne, vi è ragione di credere, che la consumata perizia di lui merite-

  1. Vedi Gotofredo Cronol. delle Leggi. Cod. Teod. T. I. Proleg. p. XCIX. CIV.