Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/276

Da Wikisource.
272 storia della decadenza


La notabile alterazione del carattere o della condotta di esso non può imputarsi nè agli artifizi della adulazione, che fino dall’infanzia circondato avevano il figlio di Valentiniano, nè alle forti passioni, dalle quali sembra, che quel moderato giovane fosse libero. Un più accurato esame della vita di Graziano può suggerire per avventura la vera causa, per cui restaron deluse le pubbliche speranze. Le apparenti virtù di lui, invece d’essere un difficil prodotto dell’esperienza e dell’avversità, erano i prematuri ed artificiali frutti d’un’educazione reale. L’ansiosa tenerezza di suo padre era continuamente occupata in procurargli quei vantaggi, de’ quali aveva forse tanto maggiore stima, quanto meno egli stesso ne avea goduto; ed i più abili maestri d’ogni scienza e d’ogni arte s’erano affaticati a formar lo spirito e il corpo del giovane Principe1. Con ostentazione faceva uso delle notizie, che essi con gran fatica gli comunicavano, e queste gli procuravano da tutti prodighe lodi. La molle e docile sua disposizione riceveva facilmente la impronta dei giudiziosi loro precetti, ed era facile il prendere una mancanza di passione per forza di raziocinio. I suoi precettori furono appoco appoco innalzati al grado ed all’autorità di Ministri di Stato2; e siccome saviamente dissimulavano la segreta loro

  1. Valentiniano fu meno sollecito della religion del suo figlio, poichè affidò l’educazion di Graziano ad Ausonio, dichiarato Pagano (Mem. de l’Academ. des Inscr. T. XV. p. 125-138). La fama poetica d’Ausonio condanna il gusto del suo secolo.
  2. Ausonio fu gradatamente promosso alla Prefettura del Pretorio dell’Italia (nell’anno 377) e della Gallia (nell’anno 378) ed in fine fu insignito del Consolato (l’anno 379).