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298 storia della decadenza

candidato spergiuro1, piuttosto che tradire l’immaginata dignità dell’Oriente, che era stato illustrato dalla nascita e dalla morte del Figlio di Dio. Sì disordinato ed ingiusto procedere forzò i più gravi membri dell’assemblea a dissentire ed a separarsi dagli altri; e la clamorosa turba, che restò padrona del campo di battaglia, non potè paragonarsi che a vespe od a gazze, ad una moltitudine di grue o ad una truppa di oche2.

[A. 381] Potrebbe forse nascere il sospetto, che sia stata fatta una pittura sì svantaggiosa de’ Concili Ecclesiastici dalla parzial mano di qualche ostinato eretico o d’un malizioso infedele. Ma il nome del sincero Istorico, che ha preservato quest’istruttiva lezione alla cognizione dei posteri, deve impor silenzio all’impotente bisbiglio della superstizione e della ipocrisia. Egli era uno dei più eloquenti e pii Vescovi di quel tempo; un santo ed un dottor della Chiesa; la sferza dell’Arrianesimo, e la colonna della fede ortodossa; un membro distinto del Concilio di Costantinopoli,

  1. Avanti la morte di Melezio, sei o otto de’ suoi Preti più popolari, fra’ quali era Flaviano, avean rinunziato con giuramento, per amor della pace, al Vescovato d’Antiochia. (Sozomeno l. VII. c. 3. 11. Socrate l. V. c. 5). Il Tillemont si crede in dovere di non prestar fede all’istoria; ma confessa che nella vita di Flaviano si trovano molte circostanze, che non sembrano coerenti alle lodi del Grisostomo ed al carattere d’un santo. (Mem. Eccl. T. X. p. 541).
  2. Si consulti Gregorio Nazianzeno (de vita sua T. II. p. 25-28). Può vedersi la sua generale e particolare opinione del Clero e delle adunanze di esso, tanto in verso quanto in prosa (Tom. I. Orat. I. p. 33. epist. LV. p. 814. T. II. carm. X. p. 81). Tali passi vengono leggermente indicati dal Tillemont, ed ingenuamente prodotti dal le Clerc.