Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/338

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334 storia della decadenza

alcuni dei suoi primi uffiziali, restarono crudelmente uccisi; i lacerati lor corpi strascinati furono per le strade; e l’Imperatore, che in quel tempo risedeva in Milano, fu sorpreso dalla notizia dell’audace e sfrenata barbarie del popolo di Tessalonica. La sentenza di qualunque Giudice spassionato avrebbe dovuto infliggere una severa pena agli autori del delitto; ed anche il merito di Boterico potè contribuire ad esacerbare il dispiacere e lo sdegno del suo Signore. Il focoso e collerico temperamento di Teodosio fu impaziente delle dilatorie formalità d’un processo criminale; e precipitosamente risolvè, che s’espiasse il sangue del suo Luogotenente con quello del popolo reo. Pure il suo spirito pendea tuttora dubbioso fra i consigli di clemenza e di vendetta; lo zelo dei Vescovi avea quasi strappato dal ripugnante Imperatore la promessa di un generale perdono. Ma fu di nuovo infiammata la sua passione dalle adulanti suggestioni di Ruffino ministro di lui; e dopo che Teodosio ebbe spedito i messaggi di morte, tentò, ma troppo tardi, d’impedire l’esecuzione dei suoi ordini. Fu ciecamente commesso il gastigo di una città Romana alla spada, che senza distinzione alcuna operasse, de’ Barbari; e si concertarono gli ostili preparativi coll’oscuro e perfido artifizio di un’illegittima cospirazione. A tradimento si invitò il popolo di Tessalonica in nome del suo Sovrano ai giuochi del Circo; e tal era l’insaziabile avidità loro per questi divertimenti, che da un gran numero di spettatori fu trascurata qualunque considerazione di timore o di sospetto. Appena fu ripieno quel luogo, i soldati, che erano stati posti segretamente intorno al Circo, riceverono il segnale non già della corsa, ma di un generale macello. Continuò