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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/362

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358 storia della decadenza


CAPITOLO XVIII.

Distruzione finale del Paganesimo. Introduzione del culto dei Santi, e delle reliquie fra i Cristiani.

La rovina del Paganesimo, seguita ai tempi di Teodosio, è forse l’unico esempio dell’intiero annientamento di un’antica e popolare superstizione; e può meritare per conseguenza di esser considerata come un evento singolare nell’istoria dello spirito umano. I Cristiani, e specialmente il Clero, avevan sofferto con impazienza le prudenti dilazioni di Costantino, e l’ugual tolleranza di Valentiniano il Vecchio; nè potevan creder perfetta o sicura la lor conquista, finattantochè fosse permesso agli avversari di esistere. Impiegossi l’autorità che Ambrogio ed i suoi fratelli aveano acquistato sopra la gioventù di Graziano e la pietà di Teodosio, per inspirare massime di persecuzione nei petti degl’Imperiali proseliti. Si stabilirono due speciosi principj di religiosa giurisprudenza, dai quali deducevasi un’immediata e rigorosa conseguenza contro i sudditi dell’Impero, che continuavano ad osservare le ceremonie dei loro maggiori: vale a dire, che il Magistrato in qualche modo si fa reo dei delitti che trascura di proibire o di gastigare, e che il culto idolatrico delle favolose Divinità e dei veri demonj è il delitto più abominevole contro la suprema Maestà del Creatore. S’applicavano senza riflessione, e forse erroneamente dal Clero le leggi di Mosè, e