Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/407

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lato della vostra nazione, Monsignor Stonor1, mi rendono coraggioso ad indirizzarvene, unicamente pei fini medesimi, alcune altre poche, le quali mi son presentate alla mente in leggendo l’ottavo Tomo uscito ora alla luce. Ma in questo ancora sono tanto gli abbagli del Sig. Gibbon e tanto varj, che senza nojarvi, censurandoli ad uno ad uno, vi mostrerò soltanto l’Autore sempre coerente a se stesso nel pungere ed avvilire il partito Cattolico; non accorgendosi egli per avventura, quanto, così adoperando, ponga in diritto i suoi leggitori di applicare ai suoi libri i giudiziosi canoni fissati da Plutarco nel suo aureo Opuscolo de Malignitate Herodoti, per giudicare del merito di uno Storico.

Siccome un adulatore artificioso ed astuto frammischia talora tra molte e lunghe lodi qualche ombra di biasimo2, così la malignità ai delitti medesimi accoppia la lode, affinchè quelli ritrovino più agevolmente

  1. Il Sig. Giovanni Kirk in data di Roma dei 12 Giugno 1784 scrisse all’Autore delle Riflessioni in questi termini. Monsig. Stonor is Wholly of your mind, that Gibbon of all other Libertines or Deists is the most dangerous, as he has disguised himself under the cloak of authority. . . . . . Hence it is that he approves of your having published a precaution, that heedless readers may not be deceived with his fluid and nervous style, and with the fame, that he has acquired. He was pleased with. . . and desired me, if you should send any thing else of that nature to give him the satisfaction of the perusal of it. ec. ec.
  2. Plut. Ex versione Xylandri Itasil. 1570. Sicut. . . . . qui ex arte et callide adulantur aliquando multis et longis laudationibus vituperationes admiscent leviculas. . . . . ita malignitas; ut fidem criminibus faciat, laudem simul ponit.