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46 storia della decadenza

te, che a forza collocò l’indegno Lucio nella sede Archiepiscopale, si procacciò il favore del partito dominante per mezzo del sangue e dei patimenti dei Cristiani loro fratelli. Amaramente dolevansi questi della libera tolleranza in favore del Culto Pagano e Giudaico, come d’una circostanza aggravante la miseria dei Cattolici e la reità dell’empio Tiranno dell’Oriente1.

Il trionfo del partito ortodosso ha lasciato sopra la memoria di Valente una profonda macchia di persecuzione; ed il carattere di un Principe, che traeva le sue virtù ed i suoi vizi da un debole intelletto e da un’indole pusillanime, appena merita che ci prendiamo la pena di farne l’apologia. Ciò nonostante, il candore può scoprire motivi di sospettare, che i Ministri Ecclesiastici di Valente spesso eccedessero gli ordini o anche le intenzioni del loro Signore; e che la verità dei fatti siasi molto magnificata dalla veemente declamazione e dalla facile credulità dei suoi antagonisti2. In primo luogo, il silenzio di Valentiniano può suggerire un probabile argomento, che i parziali rigori, esercitati nelle Province ed in nome del suo collega, soltanto si riducessero ad alcune oscure ed inconsiderabili deviazioni dallo stabilito sistema di tolleranza religiosa; e quel giudizioso Istorico, che ha lodato la temperata natura del fratello maggiore,

  1. Questo schizzo del governo Ecclesiastico di Valente è tratto da Socrate (l. IV.), da Sozomeno (l. VI.), da Teodoreto (l. IV.), e dalle immense compilazioni del Tillemont (specialmente dal Tom. VI. VIII. e IX.).
  2. Il D. Jortin. (Osservaz. sull’Istor. Eccles. Vol. IV. p. 78.) ha già concepito ed insinuato l’istesso sospetto.