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quale si opposero ora le modeste rappresentanze, ed ora gli attacchi dei nemici, assicurò la tranquillità della Gallia pei nove seguenti anni dell’amministrazione di Valentiniano1.

[A. D. 371] Questo prudente Imperatore, che diligentemente praticava le savie massime di Diocleziano, procurava di fomentare e d’eccitar le interne divisioni delle tribù della Germania. Verso la metà del quarto secolo il paese (probabilmente della Lusazia e della Turingia) da ambe le parti dell’Elba era occupato dall’incostante dominio dei Borgognoni, guerriero e numeroso popolo della razza dei Vandali2, l’oscuro nome del quale appoco appoco s’estese ad un potente regno, e finalmente è restato ad una florida Provincia. Sembra, che la circostanza più considerabile negli antichi costumi dei Borgognoni fosse la diversità della civile ed ecclesiastica loro costituzione. Si dava il nome di Hendino al Re o Generale, e quello di Sinisto al sommo Sacerdote della nazione. La persona di quest’ultimo era sacra, e perpetua la sua dignità; ma il governo temporale tenevasi con un titolo molto precario. Se i successi della guerra intaccavano il coraggio o la condotta del Re, egli veniva immediatamente deposto; e l’ingiustizia dei propri sudditi lo faceva responsabile della fertilità della terra e della regolarità delle stagioni, che pareva dovere più pro-

  1. Ammiano XXVIII. 2. Zosimo l. IV. p. 214. Vittore il Giovane fa menzione del genio meccanico di Valentiniano: nova arma meditari; fingere terra seu limo simulacra.
  2. Bellicosos et pubis immensae viribus affluentes, et ideo metuendos finitimis universis. Ammiano XXVIII. 5.