Vai al contenuto

Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/119

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. xxx. 113

ottenne l’assoluto possesso della lingua Latina1; si innalzò al di sopra de’ suoi deboli contemporanei; e dopo uno spazio di trecent’anni prese posto fra’ poeti dell’antica Roma2.

  1. Compose i primi suoi versi al tempo del Consolato di Probino l’anno 395.

    Romanos bibimus primum, te Consule, fontes
    Et Latiae cessit Graja Thalia togae.

    Oltre alcuni epigrammi Greci, che tuttavia sussistono, il Poeta Latino avea scritto in Greco le antichità di Tarso, di Anazarbo, di Berito, di Nicea ec. Egli è più facile di riparare la perdita della buona poesia, che dell’antica storia.

  2. Strada (Prolus. V. VI.) gli accorda di contendere coi cinque poeti eroici Lucrezio, Virgilio, Ovidio, Lucano, e Stazio. Il colto cortigiano Baldassar Castiglione è suo avvocato; gli ammiratori di lui son numerosi ed appassionati: pure i rigorosi critici notano l’erbe o i fiori esotici, che troppo lussureggiano nel suo latino terreno.