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dimostrò un’indole sospettosa e diffidente, che nella situazione, in cui si trovava, non era nè prudente nè generosa. Lo sdegno del Re Goto fu esacerbato dai maliziosi artifizj di Giovio, che era stato innalzato al grado di Patrizio, e che dopo scusò il doppio suo tradimento con dichiarare senza rossore, che egli aveva soltanto finto d’abbandonare il servizio d’Onorio per rovinare più efficacemente la causa dell’usurpatore. In una vasta pianura vicino a Rimini, ed alla presenza d’una innumerabile moltitudine di Romani e di Barbari, il misero Attalo fu pubblicamente spogliato del diadema e della porpora, ed Alarico mandò queste insegne della dignità reale come pegno di pace e di amicizia al figlio di Teodosio1. Furono restituiti ai loro impieghi gli ufiziali, che tornarono al loro dovere, e fu graziosamente accordato anche il merito di un tardo pentimento: ma il deposto Imperator de’ Romani, desideroso della vita ed insensibile all’ignominia, implorò la permissione di seguitare il Campo Gotico nel corteggio d’un superbo e capriccioso Barbaro2.

La deposizione d’Attalo tolse di mezzo l’unico reale ostacolo alla conclusion della pace; ed Alarico avanzassi fino alla distanza di tre miglia da Ravenna per

  1. Vedi la causa e le circostanze della caduta d’Attalo appresso Zosimo l. VI. p. 380-384, Sozomeno l. IX. c. 8, e Filostorgio l. XII. c. 3. I due atti d’indennità, che sono nel Codice Teodosiano l. IX. Tit. 38. leg. 11, 12, e che furono pubblicati il dì 12. di Febbr. ed il dì 7. d’Agosto dell’anno 410. evidentemente si riferiscono a quest’usurpatore.
  2. In hoc, Alaricus, Imperatore facto, infecto, refecto, ac defecto... mimum risit, et ludum spectavit Imperii. Orosio l. VII. c 42. p. 582.