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188 storia della decadenza

timore1. Alla testa d’un’armata carica di ricche e pesanti spoglie, l’intrepido Capitano avanzossi lungo la via Appia verso le Province meridionali d’Italia, distruggendo tutto ciò che ardiva opporsi al suo passaggio, e contentandosi di predare il paese, dove non si facea resistenza. Il destino di Capua, superba e lussuriosa Metropoli della Campania, e che anche nella sua decadenza era rispettata come l’ottava città dell’Impero2, è sepolto nell’obblivione; mentre la vicina città di Nola3 fu illustrata in quest’occasione dalla santità di Paolino4, che fu successivamente Console, Monaco, e Vescovo. All’età di quarant’anni ei rinunziò ai diletti delle ricchezze, degli onori, e della società, ed alla letteratura per abbracciare una vita di solitudine e di penitenza; e l’alto applauso del Clero lo inanimò a disprezzare i rimproveri dei mondani suoi amici, che attribuivano tal violento atto a

  1. Socrate (lib. VII. c. 10) pretende però che Alarico fuggisse, alla notizia che gli eserciti dell’Impero Orientale erano in piena marcia per attaccarlo.
  2. Ausonio, de Claris urbibus pag. 233. edit. Toll. La mollezza di Capua aveva una volta sorpassato quella di Sibari medesima. Vedi Ateneo, Deipnosophist. lib. XII. p. 528. edit. Casaubono.
  3. Quarantotto anni prima della fondazione di Roma (circa 800. avanti l’Era Cristiana) i Toscani fabbricarono Capua e Nola, alla distanza di 23. miglia l’una dall’altra; ma l’ultima di queste non uscì mai dallo Stato di mediocrità.
  4. Il Tillemont (Mem. Eccles. Tom. XIV p. 1-446.) ha raccolto con la solita sua diligenza tutto ciò, che si riferisce alla vita ed agli scritti di Paolino, la ritirata del quale ci è nota pe’ suoi propri scritti, ed è celebrata dalle lodi di S. Ambrogio, di S. Girolamo, di S. Agostino, di Sulpicio Severo ec. suoi cristiani amici e contemporanei.