Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/213

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dell’impero romano cap. xxxi. 207

portante commissione d’estirpare i ribelli nelle province dell’Occidente; ed il preteso Imperator Costantino dopo un breve ed inquieto respiro, fu di nuovo assediato nella sua Capitale dalle armi d’un più formidabile nemico. Pure tale intervallo gli diede tempo per concludere un trattato coi Franchi e gli Alemanni ed Edobic suo ambasciatore in breve tornò alla testa d’un esercito a disturbare le operazioni dell’assedio d’Arles. Il Generale Romano, invece d’aspettare l’attacco nelle sue trincere, arditamente e forse con prudenza risolvè di passare il Rodano, e di andare incontro ai Barbari. Furono prese le opportune misure con tale abilità e segretezza, che mentre attaccarono essi alla fronte l’infanteria di Costanzo, furono ad un tratto assaltati, circondati e distrutti dalla cavalleria di Ulfila suo luogotenente, che tacitamente aveva occupato un posto vantaggioso dietro di essi. Gli avanzi dell’esercito d’Edobic si salvarono per mezzo della fuga o della resa; ed il loro Capitano si riparò dal campo di battaglia nella casa d’un infedele amico, il quale troppo chiaramente comprese, che il capo dell’infelice suo ospite sarebbe stato un gradito e lucroso dono pel Generale Imperiale. Costanzo in quest’occasione si portò con la magnanimità d’un vero Romano. Vincendo o sopprimendo qualunque sentimento di gelosia, pubblicamente riconobbe il merito ed i servigi d’Ulfila; ma rigettò con orrore l’assassino d’Edobic; e rigorosamente diede ordine, che il campo non fosse macchiato dalla presenza d’un ingrato ribaldo, che aveva violate le leggi dell’amicizia e dell’ospitalità. L’usurpatore, che dalle mura d’Arles vide la rovina delle ultime sue speranze, fu tentato ad aver qualche fiducia in un sì generoso conquistatore. Ei