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210 storia della decadenza

cettò il servizio di Saro, allorchè questo bravo capitano e soldato d’Onorio fu provocato ad abbandonar la Corte d’un Principe, che non sapeva come premiare e come punire. Adolfo, educato in mezzo ad una stirpe di guerrieri, che stimavano il dovere della vendetta, come la parte più preziosa e più sacra della loro eredità, s’avanzò con un corpo di diecimila Goti ad incontrar l’ereditario nemico della casa di Balti. Attaccò Saro in un momento di negligenza, quando era accompagnato solo da diciotto o venti dei suoi valenti seguaci. Questa banda di Eroi, uniti dall’amicizia, animati dalla disperazione, ma finalmente oppressi dalla moltitudine, meritò la stima, senza eccitare la compassione dei loro nemici, ed appena il leone fu preso ne’ lacci1, fu immediatamente fatto morire. La morte di Saro sciolse la debole alleanza, che Adolfo tuttavia manteneva con gli usurpatori della Gallia. Ei prestò nuovamente orecchio ai dettami dell’amore e della prudenza, e presto assicurò il fratello di Placidia, che avrebbe subito mandato al palazzo di Ravenna le teste dei Tiranni, Giovino e Sebastiano. Il Re dei Goti eseguì la sua promessa senza difficoltà o dilazione. Gl’infelici fratelli non sostenuti da alcun merito personale, furon abbandonati dai Barbari loro ausiliari; e la breve opposizione, che fece Valenza, fu espiata dalla rovina d’una delle più nobili città della Gallia.

  1. Quest’espressione può intendersi quasi letteralmente. Olimpiodoro dice μολις σακκοις εξσωθηαν (Appena lo presero vivo coi sacchi) La parola σακκοι o σακκος può significare un sacco, o una veste sciolta: tal metodo d’inviluppare e prendere il nemico laciniis contortis, era molto in uso appresso gli Unni (Ammiano XXXI 2). Il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 608.) così traduce: Il fut pris avec des filets.