Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/285

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dell'impero romano cap. xxxii 279

senza molta invidia o ingiustizia ma in progresso la sua rapacità presto invase le sostanze, che si erano acquistate per mezzo di legittima eredità o di lodevole industria. Si praticarono e si accrebbero i soliti metodi di estorsione, e Claudiano ha fatto una viva ed originale pittura della pubblica vendita dello Stato. „L’impotenza dell’Eunuco (dice il piacevol satirico) non è servita che a stimolare la sua avarizia: la stessa mano, che nel tempo della sua servitù s’esercitava in piccoli furti, ed in aprire gli scrigni del suo padrone, adesso rapisce le ricchezze del Mondo: e questo infame rivenditor dell’Impero vende e divide le Province Romane, dal monte Emo fino al Tigri. Uno, spogliandosi della sua villa, è fatto Proconsole dell’Asia, un altro compra la Siria con le gioie della sua moglie, ed un terzo si duole d’aver dato il suo patrimonio pel Governo della Bitinia. Nell’anticamera d’Eutropio si trova esposta alla pubblica vista una gran tabella, che dimostra i prezzi rispettivi delle Province. V’è accuratamente distinto il diverso valore del Ponto, della Galazia e della Lidia. Può aversi la Licia per tante migliaia di monete d’oro; ma l’opulenza della Frigia esigerà una somma più considerabile. L’Eunuco brama di cancellare la sua personale ignominia con una generale vergogna, e siccome è stato venduto egli, così desidera di vendere il resto del genere umano. Nell’ardente contesa, la bilancia che contiene il destino e le sostanze della Provincia, spesso trema sul pernio; e finattantochè uno dei bracci viene inclinato pel maggior peso, la mente dell’imparzial giudice resta in un’ansiosa sospen-