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umore con la parziale ed appassionata censura degli Imperatori Cristiani, offende la dignità piuttosto che la verità dell’Istoria con paragonare il figlio di Teodosio ad uno di quei semplici ed innocenti animali, che appena sentono che sono in proprietà del loro pastore. Due passioni però, vale a dire il timore e l’amor coniugale, svegliarono il languido spirito d’Arcadio; ei fu spaventato dalle minacce del vittorioso Barbaro, e cedè alla tenera eloquenza d’Eudossia sua moglie, che con un diluvio di artificiose lacrime, presentando al padre i suoi piccoli figli, ne implorò la giustizia per un vero o immaginario insulto, che essa imputò all’ardito Eunuco1. Fu diretta la mano dell’Imperatore a segnare la condanna d’Eutropio; ad un tratto si sciolse il magico incanto, che per quattro anni aveva affascinato il Principe ed il Popolo; e le acclamazioni, che sì poco avanti avevano applaudito il merito e la fortuna del favorito, si convertirono ne’ clamori dei soldati e del Popolo, che gli rimproveravano i suoi delitti, e ne sollecitavano l’immediata esecuzione. In quell’ora d’angustia e di disperazione, l’unico suo rifugio fu il santuario della Chiesa, i privilegi della quale egli aveva saggiamente o profanamente procurato di limitare; ed il più eloquente de’ Santi, Giovanni Grisostomo, godè il trionfo di proteggere un prostrato Ministro, la scelta del quale avealo innalzato alla sede Ecclesiastica di Costantinopoli. Salito l’Arcivescovo sul pulpito della Cattedrale per es-

  1. Quest’aneddoto, che il solo Filostorgio ci ha conservato (L. XI. c. 6. Gotofred, dissert. p. 451, 456) è curioso ed importante; mentre collega la rivolta de’ Goti con gl’intrighi segreti del Palazzo.