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294 storia della decadenza

gitivo: il suo innalzamento era stato opera del valore e della fortuna; e l’indiscreta o perfida sua condotta fu la causa della sua pronta caduta. Nonostante la vigorosa opposizione dell’Arcivescovo egli importunamente chiese pe’ suoi Arriani settari il possesso d’una Chiesa particolare; e l’orgoglio de’ Cattolici fu offeso dalla pubblica tolleranza dell’eresia1. Ogni quartiere di Costantinopoli era pieno di tumulto, e di disordine; ed i Barbari guardavano con tale ardore le ricche botteghe de’ gioiellieri, e le tavole dei banchieri, le quali eran coperte d’oro o d’argento, che fu stimata cosa prudente il rimuovere dalla vista loro quelle pericolose tentazioni. Si accorsero essi di tale ingiuriosa cautela, ed in tempo di notte fecero de’ rumorosi tentativi per attaccare e distrugger col fuoco il palazzo Imperiale2. In tale stato di vicendevole e sospettosa ostilità, le guardie ed il Popolo di Costantinopoli chiuser le porte, e presero le armi per impedire o per punir la cospirazione dei Goti. Nell’assenza di Guina, le sue truppe furon sorprese ed oppresse; e settemila Barbari perirono in quel sanguinoso macello. Nel furor della mischia i Cattolici scoprirono il tetto, e continuarono a gettar giù dei legni infuo-

  1. Le pie rimostranze del Grisostomo, che non si trovano ne’ suoi propri scritti, vengon rappresentate con forza da Teodoreto; ma ciò ch’egli accenna, che avessero un buon successo, è contraddetto da’ fatti. Il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 389) ha scoperto che l’Imperatore, per soddisfare le rapaci domande di Gaina, fu obbligato a fondere l’argenteria della Chiesa degli Apostoli.
  2. Gl’Istorici Ecclesiastici che ora guidano, ora seguono, In pubblica opinione, confidentemente asseriscono, che il Palazzo di Costantinopoli era guardato da legioni di Angeli.