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302 storia della decadenza

torità, ed il suo ardore nell’esercizio dell’Ecclesiastica giurisdizione non andò sempre esente da passione, nè fu guidato dalla prudenza ogni volta. Il Grisostomo era naturalmente d’un temperamento collerico1. Quantunque si studiasse, a norma dei precetti Evangelici, d’amare i suoi privati nemici, egli si estendeva nel privilegio d’odiare i nemici di Dio, e della Chiesa; ed i suoi sentimenti venivano talvolta esposti con troppa energia di espressioni e di portamento. Egli mantenne sempre, per qualche considerazione di salute o d’astinenza, l’antico suo costume di prender cibo da solo; e tale inospita consuetudine2, che i suoi nemici attribuivano ad orgoglio, almeno contribuiva a nutrire la malattia d’un moroso ed insociabile umore. Separato da quel famigliar commercio, che facilita la cognizione e la spedizione degli affari, si riposava con intiera fiducia nel suo diacono Serapione, e rare volte applicava la speculativa sua cognizione della natura umana a’ particolari caratteri o dei suoi dipendenti o

  1. Sozomeno e Socrate più specialmente hanno definito il vero carattere del Grisostomo con una moderata ed imparziale libertà, molto offensiva per i ciechi suoi ammiratori. Quest’Istorici vissero nella successiva generazione, quando la forza del partito era abbattuta, e conversarono con molte persone pienamente informate delle virtù e delle imperfezioni del Santo.
  2. Palladio (Tom. XIII. p. 40 ec.) difende molto seriamente l’Arcivescovo. 1. Ei non gustava mai vino; 2. La debolezza del suo stomaco richiedeva una maniera particolare di cibarsi; 3. Gli affari, lo studio, e la devozione spesso lo tenevan digiuno fino al tramontar del sole; 4. Detestava lo strepito, e la leggierezza dei gran pranzi; 5. risparmiava la spesa pei poveri; 6. Temeva, in una Capitale come Costantinopoli, l’invidia e l’accusa di parziali inviti.