Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/314

Da Wikisource.
308 storia della decadenza

vicina città d’Arabisso, furono gli ultimi ed i più gloriosi della sua vita. Il suo carattere fu consacrato dall’assenza e dalla persecuzione, non si rammentarono più i difetti della sua amministrazione, ma ogni lingua ripeteva le lodi della virtù e dell’ingegno di esso: e la rispettosa attenzione del Mondo Cristiano era diretta verso un luogo deserto fra le montagne del Tauro. Da quella solitudine, l’Arcivescovo, il cui attivo spirito era invigorito dalle disgrazie, manteneva una stretta e frequente corrispondenza1 con le più distanti Province, esortava la separata congregazione dei suoi fedeli aderenti a perseverare nella loro fedeltà: sollecitava la distruzione de’ Tempj nella Fenicia e l’estirpazione dell’eresia nell’Isola di Cipro; estendeva la pastorale sua cura alle missioni della Persia e della Scizia; negoziava, per mezzo de’ suoi Ambasciatori, col Pontefice Romano e coll’Imperatore Onorio; ed arditamente appellava da un Sinodo parziale al supremo tribunale d’un libero e generale Concilio. Era sempre indipendente lo spirito dell’illustre esule: ma il suo corpo in ischiavitù era esposto alla vendetta degli oppressori, che continuavano ad abusare del nome e dell’autorità d’Arcadio2. Fu spedito un ordine per

  1. Tuttavia ci restano dugentoquarantadue lettere del Grisostomo (oper. Tom. III. p. 528-736). Sono esse indirizzate ad una gran varietà di persone, e dimostrano una fermezza d’animo ben superiore a quella di Cicerone nel suo esilio. La decimaquarta contiene una curiosa narrazione dei pericoli del suo viaggio.
  2. Dopo l’esilio del Grisostomo, Teofilo pubblicò un enorme ed orribil volume contro di lui, nel quale continuamente ripete le civili espressioni di hostem humanitatis, sacrilegorum principem, immundum daemonem. Egli afferma che il Gri-