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372 storia della decadenza

tichi e moderni, riunì i due vasti regni della Germania e della Scizia; e queste incerte denominazioni, applicate al suo regno, possono intendersi in un ampio senso. La Turingia, che s’estendeva oltre i presenti suoi limiti fino al Danubio, era nel numero delle sue Province; ei s’interpose, coll’autorità di potente vicino, ne’ domestici affari de’ Franchi; ed uno de’ suoi luogotenenti gastigò, e quasi esterminò i Borgognoni del Reno. Soggiogò le isole dell’Oceano, i regni della Scandinavia, circondati e divisi dalle acque del Baltico; e gli Unni poterono trarre un tributo di pelli da quella settentrionale ragione, che il rigore del clima, ed il coraggio degli abitanti ha difeso da tutti gli altri conquistatori. Verso l’Oriente è difficile di circoscrivere il dominio d’Attila sopra i deserti Scitici; pure possiamo assicurarci, che regnò sulle rive del Volga; che il Re degli Unni era temuto non solo come un guerriero, ma come un mago1; che insultò e vinse il Kan dei formidabili Geugensi; e che mandò Ambasciatori per trattare un’uguale alleanza coll’Impero della China. Nella superba rivista delle nazioni, che riconobbero la sovranità d’Attila, e che nel tempo della sua vita non ebbero neppure il pensiero di ribellarsi, i Gepidi

    Giornandes c. 49. p. 684. Prisco p. 64, 65. Il Guignes, mediante la sua cognizione del Chinese, ha acquistato (Tom. II. p. 295-301) una giusta idea dell’Impero d’Attila.

  1. Vedi Hist. des Huns Tom. II. p. 296. I Geugensi credevano, che gli Unni potessero eccitare a lor piacimento, tempeste di vento e di pioggia. Questo fenomeno era prodotto dalla pietra Gezi, alla magica forza della quale fu attribuita la perdita d’una battaglia da’ Tartari Maomettani del decimoquarto secolo. Vedi Cherefeddin Ali, Hist. de Timur Bec. Tom. 1. p. 82, 83.