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374 storia della decadenza

dell’Oriente, dalle quali essi avevan portato via ricche spoglie ed innumerabili schiavi1. S’avanzarono, per un segreto sentiero, lungo i lidi del mar Caspio; traversarono le nevose montagne dell’Armenia; passarono il Tigri, l’Eufrate e l’Alis; reclutarono la stanca loro cavalleria con le generose razze de’ cavalli della Cappadocia; occuparono il montuoso paese della Cilicia; e disturbarono i festosi canti e balli dei cittadini di Antiochia. L’Egitto tremò all’avvicinarsi di essi, e i monaci ed i pellegrini della Terra Santa si preparavano ad evitare il loro furore con prontamente imbarcarsi. La memoria di tale invasione era tuttavia fresca negli animi degli Orientali. I sudditi d’Attila potevano seguire con superiori forze il disegno, che questi venturieri avevano sì arditamente tentato; e presto divenne un soggetto di dubbiosa congettura, se la tempesta fosse per cadere sugli Stati Romani o della Persia. Si erano mandati alcuni grandi vassalli del Re degli Unni, ch’erano essi medesimi nel numero dei potenti Principi, a ratificare un’alleanza o società di armi coll’Imperatore, o piuttosto col Generale dell’Oc-

  1. .... Alii per Caspia claustra
    Armeniasque nives inopino tramite ducti
    Invadunt Orientis opes: jam pascua fumant
    Capadocum, volucrumque parens Argaeus equorum
    Jam rubet altus Halys; nec se defendit iniquo
    Monte Cilix: Syriae tractus vastantur amaeni;
    Assuetumque choris et lauta plebe canorum
    Proterit imbellem sonipes hostilis Orontem.

    Claudian. in Rufin. l. II. 28, 35. Vedi ancora il medesimo in Eutrop. l. I, 243, 251 e la forte descrizione di Girolamo che scriveva per propria esperienza Tom. I. p. 26. ad Heliodor. p. 200, ad Oceanum. Filostorgio (l. IX. c. 8) fa menzione di tal invasione.