Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/397

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dell'impero romano cap. xxxiv. 391

sciate1ed i Ministri d’Attila avevano tutti la commissione di sollecitare la tarda o imperfetta esecuzione dell’ultimo trattato; di produrre i nomi dei fuggitivi e dei disertori, che erano tuttavia protetti dall’Impero; e di dichiarare con apparente moderazione che qualora il loro Principe non avesse una compita ed immediata soddisfazione, sarebbe impossibile per lui, quand’anche lo volesse, di frenare lo sdegno delle sue guerriere tribù. Oltre i motivi di alterigia e d’interesse, che potevan muovere il Re degli Unni a continuare questa sorta di negoziazione, agiva sopra di esso anche l’oggetto meno onorevole d’arricchire i suoi favoriti a spese dei nemici. S’era esaurito il tesoro Imperiale a procurare i buoni ufizi degli Ambasciatori e dei principali lor famigliari, la favorevole relazione dei quali poteva influire a mantenere la pace. Il Barbarico Monarca era lusingato dalle liberali accoglienze dei suoi Ministri; computava con piacere il valore e la splendidezza dei loro doni; esigeva rigorosamente l’esecuzione d’ogni promessa, che potesse contribuire al privato loro vantaggio, e trattò come un importante affare di Stato il matrimonio di Costanzo suo Segretario2. Questo Gallico avventuriere

  1. Montesquieu (Considérations sur la grandeur etc. c. 19), ha dipinto con audace e felice pennello alcune delle più forti circostanze dell’orgoglio d’Attila e del disonore dei Romani. Ei merita lode per aver letto i Frammenti di Prisco, che erano stati troppo trascurati.
  2. Vedi Prisco pag. 69, 71, 72 ec. Io mi sarei quasi indotto a credere, che questo avventuriero fosse di poi crocifisso per ordine d’Attila sul sospetto di tradimento, ma Prisco ha troppo chiaramente distinto due persone col nome di Costanzo, che pei simili avvenimenti della loro vita si sarebber potuti facilmente confondere.