Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/410

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404 storia della decadenza

Profeti, che Irnac sarebbe stato il futuro sostegno della famiglia e dell’Impero di esso. Due giorni dopo gli Ambasciatori ebbero un secondo invito, ed ebbero motivo di lodare la cortesia ugualmente che l’ospitalità d’Attila. Il Re degli Unni ebbe un lungo e famigliare discorso con Massimino; ma la sua civiltà fu interrotta da crude espressioni e da superbi rimproveri; e fu mosso da un motivo d’interesse a sostenere con indecente zelo le private pretensioni di Costanzo suo segretario. „L’Imperatore (disse Attila) gli ha da gran tempo promesso una ricca moglie; Costanzo non dev’esser deluso; nè un Imperator Roman dovrebbe meritare il nome di bugiardo„. Il terzo giorno, gli Ambasciatori furono licenziati; fu accordata la libertà di vari schiavi, per un moderato riscatto, alle premurose loro preghiere; ed oltre i presenti reali fu loro permesso d’accettare da ciascheduno de’ nobili Sciti l’onorevole ed utile dono d’un cavallo. Massimino tornò per la medesima strada a Costantinopoli; e quantunque si trovasse impegnato accidentalmente in una disputa con Beric, nuovo Ambasciatore d’Attila, si lusingava d’aver contribuito, mediante il laborioso suo viaggio, a confermar la pace e l’alleanza delle due nazioni1.

Ma il Romano Ambasciatore non sapeva il disegno del tradimento, che si era coperto sotto la maschera

  1. Si può vedere presso Prisco (p. 49, 70) la curiosa narrazione di quest’Ambasceria, che richiedeva poche osservazioni, e non era suscettibile d’alcuna prova di Autori contemporanei. Ma non mi son limitato all’ordine di quella, e ne avea precedentemente tratte le circostante istoriche, che erano meno intrinsecamente connesse col viaggio e coll’affare dei Romani Ambasciatori.