Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/476

Da Wikisource.
470 storia della decadenza

[A. 455] Il regno di Massimo durò circa tre mesi. Le sue ore, delle quali non potea più disporre, venivano disturbate dal rimorso, dalla colpa, o dal timore, ed era scosso il suo trono dalle sedizioni de’ soldati, del Popolo, e de’ Barbari alleati. Il matrimonio di Palladio suo figlio con la figlia maggiore dell’Imperatore defunto era forse diretto a stabilire l’ereditaria successione della sua famiglia; ma la violenza, ch’ei fece all’Imperatrice Eudossia, non potè nascere, che da un cieco impulso di libidine o di vendetta. La propria moglie, ch’era stata la causa di que’ tragici fatti, opportunamente era morta; e la vedova di Valentiniano fu costretta a violare il decente suo lutto, e forse il vero suo cordoglio, ed a sottomettersi agli abbracciamenti d’un superbo usurpatore, ch’essa sospettava essere stato l’assassino del suo defunto marito. Questi sospetti furono ben tosto verificati per l’indiscreta confessione di Massimo stesso, ed egli capricciosamente provocò l’odio della ripugnante sua sposa, la quale era ben consapevole che discendeva da stirpe Imperiale. Dall’Oriente però non poteva Eudossia sperare alcuno efficace aiuto: suo padre, e Pulcheria sua zia erano morti; sua madre languiva nell’angustia e nell’esilio di Gerusalemme; e lo scettro di Costantinopoli era nelle mani d’uno straniero. Essa rivolse gli occhi verso Cartagine; segretamente implorò l’aiuto del Re de’ Vandali; e persuase Genserico a profittare della bella occasione di coprire i suoi rapaci disegni coi nomi speciosi di onore, di giustizia e di compassione1. Per quanto senno Massimo avesse dimostrato

  1. Nonostante la testimonianza di Procopio, d’Evagrio, d’Idazio, di Marcellino ecc., l’erudito Muratori (Annal. d’I-