Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/481

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. xxxvi. 475

Chiesa per comprare la libertà di alcuni, per alleggerire la schiavitù di altri, e per supplire a’ bisogni, ed alle infermità d’una moltitudine di schiavi, che si erano ammalati per le fatiche sofferte nel passaggio dall’Italia nell’Affrica. Due spaziose chiese per ordine di esso furono convertite in ospedali: gli ammalati furono distribuiti in convenienti letti, e generosamente provveduti di cibo, e di medicine; e l’attempato Prelato ripeteva le sue visite, sì di giorno che di notte, con un’assiduità superiore alle sue forze, e con un tenero impegno, che accresceva il valore de’ suoi servigi. Si paragoni questa scena col campo di Canne; e si giudichi tra Annibale ed il successore di S. Cipriano1.

[A. 455] La morte d’Ezio e di Valentiniano aveva allentato i vincoli, che tenevano i Barbari della Gallia in pace e subordinazione. La costa marittima era infestata dai Sassoni; gli Alemanni ed i Franchi si avanzarono dal Reno alla Senna; e l’ambizione de’ Goti pareva che meditasse più estese e permanenti conquiste. L’Imperator Massimo si liberò, mediante una giudiziosa scelta, dal peso di queste distanti cure; fece tacere le sollecitazioni de’ suoi amici, diede orecchio alla voce della fama, e promosse uno straniero al comando generale delle milizie nella Gallia. Avito2, ch’era lo stranie-

  1. Della morte di Massimo, e del sacco di Roma per opera de’ Vandali si trova generalmente fatta menzione presso Sidonio (Paneg. avit. 441, 450), Procopio (De Bell. Vandal. l. 1. c. 4, 5. p. 188, 189 e l. 2. c. 9. p. 255), Evagrio (l. II. c. 7), Giornandes (de reb. Get. c. 45. p. 677), e nelle Croniche d’Idazio, di Prospero, di Marcellino e di Teofane, sotto il suo proprio anno.
  2. Bisogna dedurre la vita privata, e l’elevazione d’Avito con qualche sospetto dal Panegirico pronunziato da Sidonio Apollinare, suo suddito e genero.