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meno che non avesse veramente tentato di prender la porpora. Alla lettura di quel foglio esso più volte ad alta voce confessò esser quello veramente stato composto da lui; e la sua sorpresa fu uguale al suo spavento, quando per unanime opinione del Senato fu dichiarato reo di delitto capitale. Fu per ordine di esso degradato dal posto di Prefetto all’oscura condizion di plebeio, ed ignominiosamente tratto da’ servi alla pubblica prigione. Dopo il termine di quindici giorni fu convocato di nuovo il Senato per pronunziar la sentenza di morte contro di lui, ma mentre aspettava esso nell’Isola d’Esculapio, che spirassero i trenta giorni, accordati da un’antica legge a’ malfattori più vili1, i suoi amici s’interposero in suo favore; l’Iperatore Antemio cedè, ed il Prefetto della Gallia ottenne la pena più mite della confiscazione e dell’esilio. Le colpe d’Arvando poteron meritare la compassione; ma l’impunità di Serenato accusava la giustizia della Repubblica, finattantochè non fu condannato sulle querele del Popolo dell’Alvergna ed eseguitane la sentenza. Questo scellerato Ministro, il Catilina del suo secolo e della sua Patria, teneva una segreta corrispondenza co’ Visigoti, per tradir la Provincia, che opprimeva: si esercitava continuamente la sua industria nell’investigare nuove tasse, e falli già dimenticati; e gli stravaganti suoi vizi avrebbero inspirato del disprezzo se non avessero eccitato il timore e l’abborrimento2.

  1. Senatus consultum Tiberianum. Sirmondo not. p. 17; ma quella legge concedeva solo dieci giorni fra la sentenza e l’esecuzione: gli altri venti vi furono aggiunti al tempo di Teodosio.
  2. Catilina seculi nostri: Sidonio l. II. ep. 1. pag. 35. l. V. ep. 13. p. 143. l. VII. ep. 7. p. 185. Egli abbomina i