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106 storia della decadenza

Gli Ostrogoti d’Italia, incapaci a difendere i loro distanti acquisti, avevan ceduto a’ Franchi la città d’Arles, tuttavia decorata della sede d’un Prefetto del Pretorio, e di Marsilia, arricchita da’ vantaggi del commercio, e della navigazione1. Fu confermata questa cessione dall’autorità Imperiale; e Giustiniano, generosamente cedendo a’ Franchi la sovranità de’ paesi di là dalle Alpi, che già possedevano, assolvè i Provinciali dall’obbligo di fedeltà; e stabilì sopra un più legittimo, sebbene non più solido, fondamento il trono de Merovingi2. Da quel tempo in poi essi goderono il diritto di celebrare in Arles i giuochi Circensi: e per un singolar privilegio, ch’era negato fino al Monarca Persiano, la Moneta d’oro, coniata col nome, e l’immagine loro, ebbe un libero corso nell’Impero3. Un

  1. Sotto i Re Merovingici, Marsilia ricevea sempre dall’Oriente Carta, Vino, Olio, Lino, Seta, Pietre preziose, Spezierie ec. I Galli, e i Franchi negoziavano nella Siria, ed i Sirj si stabilivano nella Gallia. (Vedi il de Guignes, Memor. de l’Academ. Tom. XXXVII. p. 441, 475).
  2. (Poichè non si reputava, che i Franchi possedessero la Gallia con sicurezza, se l’Imperatore non confermava tal fatto) Оυ γαρ πστε ωοντο Γαλλιας ξυντω ασφαλει κεκτησθαι φρανγοι, μη του αυτοκρατορος το εργον επισφραγισαντος τουτο γε. Questa forte dichiarazione di Procopio (de Bell. Goth. L. III. c. 33. in Tom. II. p. 41) servirebbe quasi a giustificare l’Abbate Dubos.
  3. I Franchi, che probabilmente si servirono delle Zecche di Treveri, di Lione e d’Arles, imitarono il conio degli Imperatori Romani di sessantadue soldi, o pezzi di moneta per libbra d’oro. Ma siccome i Franchi ammettevano una proporzione decupla fra l’oro e l’argento, dieci scellini corrisponderanno al valore del loro soldo d’oro. Questo era la comune misura delle multe de’ Barbari, e conteneva quaranta denarii, o piccole monete d’argento del valore di tre