Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/164

Da Wikisource.
158 storia della decadenza

Arabica. Le fate, ed i giganti, i dragoni volanti, ed i palazzi incantati si mescolarono con le finzioni più semplici dell’occidente: ed il destino della Brettagna si faceva dipender dalle arti, o dalle predizioni di Merlino. Ogni nazione abbracciò, ed abbellì il popolar romanzo d’Arturo, ed i Cavalieri della Tavola rotonda; si celebrarono i loro nomi nella Grecia ed in Italia; e le voluminose Novelle di Ser Lancelloto, e di Ser Tristramo furono ardentemente studiate da’ Principi e da’ Nobili, che non curavano i veri eroi ed istorici dell’antichità. Finalmente si riaccese il lume della scienza e della ragione, si ruppe l’incantesimo, quella fabbrica immaginaria andò in fumo; e per una naturale, quantunque ingiusta mutazione della pubblica opinione, la severità del presente secolo è disposta a mettere in dubbio fino l’esistenza d’Arturo1.

Allorchè la resistenza non può allontanar le miserie della conquista, le deve accrescere: nè la conquista comparve mai più terribile e distruttiva, che nelle mani de’ Sassoni, che odiavano il valore de’ nemici, non curavano la fede de’ trattati, e violavano senza rimorso gli oggetti più sacri del Culto Cristiano. Potevano quasi in ogni distretto, segnarsi i campi di battaglia per mezzo di monumenti di ossa; i frammenti delle torri abbattute eran macchiati di sangue; tutti quanti i Brettoni, senza distinzione di età o di

  1. Il progresso de’ Romanzi, e lo stato della letteratura, nel medio Evo, sono illustrati da Tommaso Wharton col gusto di un Poeta, e con la minuta diligenza d’un Antiquario Io ho tratto grande istruzione dalle due dotte dissertazioni, premesse al primo volume della sua Storia della Poesia Inglese.