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non avrebbe sinceramente accordato, nè la debolezza temerariamente rotto. Somministrar possono un’apologia più decente la gelosia del potere, ed i mali della discordia; e si può pronunziare una sentenza meno rigorosa contro un delitto, ch’era necessario per introdurre in Italia un principio di pubblica felicità. L’Autore vivente di questa felicità fu audacemente lodato in faccia da Oratori sacri e profani1; ma l’Istoria (che nel suo tempo era muta ed oscura) non ci ha lasciato alcun giusto quadro de’ fatti, che potrebbero dimostrar le virtù di Teodorico, o de’ difetti che le oscurarono2. Tuttavia sussiste un monumento della sua fama, vale a dire la raccolta delle Lettere pubbliche, composte da Cassiodoro in nome del Re, che ha ottenuto credito maggiore di quello, che intrinsecamente sembri meritare3. Esse presentano le for-

    mento Valesiano (p. 718) può giustificare la loro credenza. Marcellino sputa il veleno d’un suddito greco, periuriis illectus interfectusque est (in Chron).

  1. La sonora e servile orazione d’Ennodio fu pronunziata a Milano o a Ravenna l’anno 507 o 508. (Sirmondo) Tom. I. p. 1615). Due o tre anni dopo l’Oratore fu premiato col Vescovato di Pavia, ch’ei tenne fino alla sua morte seguita nel 521 (Dupin, Bibliot. Eccl. Tom. V. p. 11-14 Vedi Saxii, Onomasticon Tom. II, p. 12.).
  2. I nostri migliori materiali sono alcuni cenni accidentali presso Procopio, ed il Frammento Valesiano, che fu scoperto dal Sirmondo, e pubblicato al fine d’Ammiano Marcellino. È ignoto il nome dell’Autore, e lo stile n’è barbaro: ma ne’ varj fatti che adduce, dimostra la cognizione d’un contemporaneo senz’averne le passioni. Il Presidente di Montesquieu aveva formato il piano d’un’Istoria di Teodorico, che veduto in distanza può sembrare un soggetto ricco ed interessante.
  3. La miglior edizione de’ XII. libri Variar. è quella di