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dell’antica Roma, e le stesse fazioni, che avevano agitato il Circo, infierirono con maggior furore nell’Ippodromo. Sotto il Regno d’Anastasio fu infiammata questa popolar frenesia dallo zelo religioso, ed i Verdi, che avevano proditoriamente nascosto delle pietre e de’ coltelli in alcune paniere di frutti, uccisero in occasione d’una solenne festa tremila degli Azzurri loro avversari1. Dalla Capitale si sparse questa peste nelle Province e Città dell’Oriente, e la giocosa distinzione de’ due colori produsse due forti ed irreconciliabili partiti, che scossero i fondamenti d’un debol governo2. Le dissensioni popolari fondate sopra gl’interessi più serj ed i più santi pretesti, hanno appena potuto uguagliare l’ostinazione di una ludicra discordia, che attaccò la pace delle famiglie, divise fra loro gli amici e i fratelli, e tentò fino le donne, quantunque di rado si vedessero nel Circo, ad abbracciare le inclinazioni de’ loro amanti, o a contraddire i desiderj de’ loro mariti. Si calpestava ogni legge divina ed umana, e purchè prevalesse il partito, pareva, che i delusi di lui seguaci non curassero nè la privata nè la pubblica calamità. Si ravvivò in An-

  1. Marcellino in Chron. p. 47. Invece della comun voce Veneta usa i termini più ricercati di caerulea e caerealis. Il Baronio (an. 501 n. 4, 5, 6) è persuaso, che gli Azzurri fosser ortodossi, ma il Tillemont si sdegna contro tale supposizione, e nega che vi fosse alcun martire per causa di spettacoli (Hist. des Emper. Tom. VI p. 554).
  2. Vedi Procop. (Persic. l. 1 c. 24). Nel descrivere i vizi delle fazioni, e del Governo il pubblico Istorico non è loro più favorevole di quel che lo sia il privato. L’Alemanno (p. 26) ha citato un bel passo di Gregorio Nazianzeno, che prova, che il male era inveterato.