Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/301

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dell'impero romano cap. xl. 295

tochè gli opulenti Cittadini di Roma e delle Province non si furono insensibilmente famigliarizzati coll’esempio d’Elagabalo, il primo che con quest’abito effemminato contaminasse la dignità d’un Imperatore e d’un uomo. Aureliano si doleva che si vendesse a Roma una libbra di seta per dodici oncie d’oro: ma ne crebbe l’abbondanza per causa delle richieste, e coll’abbondanza scemossene il prezzo. Se qualche volta l’accidente o il monopolio ne alzò il valore anche sopra quello indicato da Aureliano, in virtù delle medesime cause le manifatture di Tiro e di Berito furono altre volte costrette a contentarsi d’un nono di quell’eccessivo prezzo1. Fu creduta necessaria una Legge per distinguer l’abito de’ commedianti da quello de’ Senatori, e la massima parte della seta, che veniva dal natio suo Paese, si consumava da’ sudditi di Giustiniano. Meglio però conoscevano essi una conchiglia del Mediterraneo chiamata il baco da seta di mare: quella fina lana, o pelame, con cui la madre della perla s’attacca agli scogli, presentemente si lavora più per curiosità che per uso; ed una veste formata di questa singolare materia era il dono che l’Imperator Romano faceva a’ Satrapi dell’Armenia2.

Una mercanzia di valore e di piccol volume è ca-

  1. Flavio Vopisco in Aurelian. c. 45 in Hist. Aug. p. 224 Vedi Salmas. ad Hist. Aug. p. 392 e Plinian. Exerc. in Solinum p. 694, 695. Gli Aneddoti di Procopio (c. 25) fissano in modo parziale ed imperfetto il prezzo della seta al tempo di Giustiniano.
  2. Procopio de Aedif. l. III c. 1. Queste Pinne di mare si trovano vicino a Smirne, in Sicilia, in Corsica, ed in Minorca: e fu presentato al Pontefice Benedetto XIV un par di guanti di questa sorte di seta.