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delle sue varie divinità. A. 485-529 Un ecclisse del Sole annunciò la prossima di lui morte; e la sua vita con quella di Isidoro suo scolare1, compilate da due de’ loro più dotti discepoli, presentano una deplorabil pittura della seconda puerizia della ragione umana. Pure l’aurea catena, com’era enfaticamente chiamata, della successione Platonica continuò per altri quarantaquattro anni, dalla morte di Proclo fino all’Editto di Giustiniano2, che impose un perpetuo silenzio alle scuole d’Atene, ed eccitò il dispiacere e lo sdegno de’ pochi che vi rimanevano devoti della scienza e della superstizione greca. Sette amici e filosofi, Diogene, Ermia, Eulalio, Prisciano, Damascio, Isidoro e Simplicio, che dissentivano dalla Religione del loro Sovrano presero la risoluzione di cercare in un Paese straniero quella libertà, che loro negavasi nella propria Patria. Essi avevano udito dire, ed avevan bonariamente creduto, che si fosse realizzata la Repubblica di Platone nel dispotico Governo di Persia, che ivi regnasse un Re patriottico sulla più felice e virtuosa delle Nazioni. Ma restaron ben presto sorpresi quando in fatti trovarono, che la Persia era simile agli altri paesi del globo; che Cosroe, il quale affettava il nome di Filosofo, era vano, crudele ed ambizioso: che frai Magi dominava la bacchettoneria e lo spirito d’intolleranza; che i Nobili eran superbi, i Cortigiani servili, ed i Magistrati ingiusti; che il reo talvolta fug-

  1. La vita d’Isidoro fu fatta da Damascio (ap. Photium Cod. CCXLII p. 1028, 1076). Vedi l’ultimo secolo de’ Filosofi Pagani presso Brucker (Tom. II. p. 341-351).
  2. Fa menzione della soppressione delle scuole d’Atene Giovanni Malala (Tom. II p. 187) ed una Cronica anonima nella Libreria Vaticana (ap. Aleman. p. 106).