Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/407

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dell'impero romano cap. xli. 401

foreste. Per i codardi era impossibile di sormontare gli ostacoli d’incogniti mari, e di ostili Barbari; e per i valorosi era impossibile d’esporre la loro nudità e disfatta agli occhi de’ loro Nazionali, di descrivere i regni che avevan perduti, e di chiedere una parte di quel tenue patrimonio, che, in un tempo più felice, avevano quasi di comune accordo rinunziato1. Nella Regione ch’è fra l’Elba, e l’Oder, vari popolati villaggi della Lusazia sono abitati da’ Vandali: essi conservano ancora il proprio linguaggio, i loro costumi e la purità del lor sangue; soffrono con qualche impazienza il giogo Sassone o Prussiano, e servono con segreto volontario omaggio il discendente degli antichi lor Re, che nell’abito e nel presente suo stato si confonde col minimo de’ suoi Vassalli2. Il nome e la situazione di questo infelice Popolo potrebbe indicare la loro discendenza da un comune stipite con i conquistatori dell’Affrica: ma l’uso di un dialetto Slavo più chiaramente gli rappresenta come l’ultimo residuo delle nuove colonie, che successero ai veri Vandali, già dispersi o distrutti al tempo di Procopio3.

  1. Un solo avea protestato, e Genserico rimandò, senza una risposta formale, i Vandali di Germania: ma quelli di Affrica derisero la sua prudenza, ed affettarono di sprezzare la povertà delle loro foreste (Procopio Vandal. lib. I c. 22).
  2. Tollio descrive per bocca del grand’Elettore (nel 1687) il segreto regno, e lo spirito ribelle de’ Vandali del Brandemburgo, che potevan contare cinque o seimila soldati, che, si erano procurati de’ cannoni ec. (Itinerar. Hungar. p. 42 ap. Dubos Hist. de la Monarchie Francoise Tom. I p. 182, 183). Si può con ragione dubitare della veracità non già dell’Elettore, ma di Tollio medesimo.
  3. Procopio (lib. I c. 22) n’era totalmente all’oscuro: