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404 storia della decadenza

contavano sulla lor moltitudine e velocità, e sulle inaccessibili loro montagne; e si dice, che l’aspetto e l’odore de’ loro cammelli producessero qualche confusione nella Cavalleria Romana1. Ma tosto che fu comandato loro di smontare, si risero di questo debole ostacolo: appena le colonne montarono i colli, quella nuda e disordinata ciurma restò abbagliata dallo splendore dello armi, e dalle regolari evoluzioni; e replicatamente adempissi la minaccia delle lor Profetesse, che i Mori dovevano essere sconfitti da un nemico senza barba. Il vittorioso Eunuco avanzossi alla distanza di tredici giornate da Cartagine ad assediare il Monte Aurasio2, ch’era la cittadella, e nell’istesso tempo il giardino della Numidia. Quella catena di colline, ch’è un ramo del grande Atlante, nella circonferenza di cento miglia contiene una rara varietà di suolo e di clima; le valli che sono fra mezzo di esse, e l’elevate pianure abbondano di ricchi pascoli, di perenni rivi, e di frutti d’un gusto delicato e di straordinaria grandezza. Questa bella solitudine è decorata dalle rovine di Lambesa città Romana, una volta sede di

  1. Questa naturale antipatia de’ cavalli contro i cammelli si asserisce dagli Antichi (Xenoph. Cyropaed. l. VI p. 438 l. VIII p. 483, 492 Edit. Hutchinson: Polyaen. Stratagem. VII, 6 Plin. Hist. Nat. VIII, 26 Aelian. de Nat. animal. I. III c. 7): ma vien contraddetta dalla quotidiana esperienza, e derisa dagli Orientali, che ne sono i migliori giudici (Voyage d’Olearius p. 553).
  2. Procopio è il primo, che descriva il monte Aurasio (Vandal. l. II c. 13 de Aedif. l. VI c. 7). Ei si può confrontare con Leone Affricano (Dell’Affrica P V presso Ramusio Tom. I fol. 77 rect.), con Marmol (Tom. II p. 430) e con Shaw (p. 56, 59).