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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/42

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36 storia della decadenza

l’artificiosa credulità de’ loro interessati fratelli; ed una credula età era facilmente persuasa, che il minimo capriccio d’un Monaco Egizio o Siriaco fosse stato sufficiente ad interrompere l’eterne leggi dell’Universo. I favoriti del Cielo erano soliti di curare le inveterate malattie col toccare le persone, con una parola, o per mezzo d’un messaggio in distanza, e di scacciare i demonj più ostinati dalle anime, o da’ corpi che possedevano. Essi famigliarmente accostavansi, o comandavano imperiosamente a’ leoni ed a’ serpenti del deserto; infondevano la vegetazione in un tronco secco; facevano stare a galla il ferro sulla superficie dell’acqua: passavano il Nilo sul dorso d’un coccodrillo, e si rinfrescavano in un’ardente fornace. Queste stravaganti novelle, che spargono la finzione senza il genio della poesia, hanno seriamente influito sopra la ragione, la fede e la morale de’ Cristiani. La loro credulità avvilì e viziò le facoltà della mente; corruppero essi l’autorità dell’istoria; e la superstizione appoco appoco estinse l’inimica luce della filosofia e della scienza. Ogni maniera di Culto religioso che si fosse praticata da’ Santi, ogni dottrina misteriosa, che essi credessero, veniva invigorita dalla sanzione della rivelazion divina, e tutte le virili virtù giacevano oppresse dal servile e pusillanime regno de’ Monaci. Se è possibile misurare la distanza fra gli scritti filosofici di Cicerone, e la sacra leggenda di Teodoreto, fra il carattere di Catone e quello di Simeone, si potrà de-

    minosa opera. Se ne può trovare un elegante saggio ne’ dialoghi di Sulpicio Severo, e nella sua vita di S. Martino. Ei venera i Monaci d’Egitto; ma gl’insulta osservando, che essi non risuscitaron mai morti, mentre il Vescovo di Tours aveva restituita la vita a tre persone.