Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/58

Da Wikisource.
52 storia della decadenza

zione Episcopale, la Chiesa ortodossa d’Affrica avrebbe dovuto finire con la vita degli attuali suoi membri. Essi però non obbedirono; e la loro disubbidienza fu punita con un secondo esilio di dugentoventi Vescovi nella Sardegna, dove languirono quindici anni fino all’avvenimento al trono del grazioso Ilderico1. Furono giudiziosamente scelte quelle due isole dalla malizia degli Arriani loro tiranni. Seneca, per propria esperienza, ha deplorato ed esagerato il miserabile stato della Corsica2, e l’abbondanza della Sardegna veniva contrabbilanciata dalla cattiva qualità dell’aria3. III. Lo zelo di Genserico, e de’ suoi successori per la conversione de’ Cattolici, gli dovè rendere sempre più gelosi a mantenere la purità della fede Vandalica. Prima che le Chiese fossero totalmente chiuse, era un delitto il comparire in abito di Barbaro; e quelli,

  1. Fulgent. Vit. c. 16, 29. Trasimondo affettava la lode di moderazione e di dottrina; e Fulgenzio indirizzò tre libri di controversia all’Arriano Tiranno, ch’ei chiama piissime Rex. (Bibliot. max. Patr. Tom. IX. p. 21). Nella vita di Fulgenzio si fa menzione di soli sessanta Vescovi esuli; si accrescono fino a centoventi da Vittore Tunnunense, e da Isidoro; ma si specifica il numero di dugentoventi nell’Historia Miscella, ed in una breve Cronica autentica di quei tempi. Vedi Ruinart p. 570, 571.
  2. Vedansi gl’insipidi e bassi epigrammi dello Stoico, il quale non seppe soffrir l’esilio con maggior fortezza, che Ovidio. La Corsica poteva non produrre del grano, del vino, o dell’olio; ma non poteva mancare di erbaggi, d’acqua, e di fuoco.
  3. Si ob gravitatem coeli interissent, vile damnum. Tacit. Annal. II. 85. Facendone l’applicazione, Trasimondo avrebbe adottato la lettura di alcuni critici, utile damnum.