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58 storia della decadenza

mento religioso. Pure invece d’assumere tal onorevole orgoglio, i teologi ortodossi furon tentati, dalla sicurezza dell’impunità a comporre finzioni, che convien notare con gli epiteti di frodi e di falsità. Essi attribuirono le loro opere polemiche a’ nomi più venerabili dell’antichità Cristiana; furono temerariamente mascherati da Vigilio e da’ suoi discepoli1 i caratteri d’Atanasio e d’Agostino; ed il famoso Credo, ch’espone sì chiaramente i misteri della Trinità e dell’Incarnazione, si deduce con molta probabilità da questa scuola Affricana2. Fino le stesse Scritture furono profanate dalle temerarie e sacrileghe loro mani. Il memorabile Testo, che asserisce l’unità de’ Tre, che fanno testimonianza in Cielo3, è condannato

  1. Si confrontino le due prefazioni a’ dialoghi di Vigilio di Tapso (pag. 118, 129. edit. Chifl.). Ei poteva divertire i suoi eruditi lettori con un’innocente finzione; ma il soggetto era troppo grave, e gli Affricani troppo ignoranti.
  2. Il P. Quesnel mosse quest’opinione, che si è ricevuta favorevolmente. Ma le seguenti tre verità, per quanto possano parer sorprendenti, sono presentemente accordate da tutti (Gearardo Voss. Tom. VI. p. 516, 522. Tillemont, Mem. Eccl. Tom VIII. p. 667, 671): 1. S. Atanasio non è l’autore del Credo, che sì frequentemente si legge nelle nostre Chiese; 2. non sembra, che questo esistesse per lo spazio d’un secolo dopo la sua morte; 3. fu composto originalmente in lingua Latina, e per conseguenza nelle Province occidentali. Gennadio, Patriarca di Costantinopoli, fu tanto sorpreso da tale straordinaria composizione, che disse francamente, che quella era opera d’un ubbriaco. (Petav., Dogm. Theolog. Tom. II. L. VII. c. 8. p. 587).
  3. I. Joan. V. 7. Vedi Simone, Hist. Crit. du nouv. Testam. Part. I. c. 18. p. 203, 218., e Part. II. c. 9. p. 99, 121 e gli elaborati Prolegomeni ed Annotazioni, del Dot. Mill e di Wetstein, alle loro edizioni del Testamento Greco. Nel