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potuto regnare col titolo, o almeno coll’autorità di Re de’ Romani1. Come Romano, era stato educato negli studi liberali della Rettorica e della Giurisprudenza; ma per accidente e per politica si trovò impegnato nell’uso famigliare dell’idioma germanico. Gl’indipendenti Barbari ricorrevano al tribunale d’uno straniero, che aveva il singolar talento di spiegare, nella nativa lor lingua, i dettami della ragione e dell’equità. La diligenza e l’affabilità del loro giudice lo renderono popolare, l’imparziale saviezza de’ suoi decreti ottenne la lor volontaria ubbidienza, ed il regno di Siagrio su’ Franchi e Borgognoni pareva, che facesse risorgere la primitiva istituzione della società civile2. In mezzo a queste pacifiche occupazioni, Siagrio ricevè ed arditamente accettò l’ostile disfida di Clodoveo che invitò il suo rivale, secondo lo spirito, e quasi nel linguaggio cavalleresco, a stabilirne il giorno ed il campo3 di battaglia. Al tempo di Cesare, Soissons avrebbe dato un corpo di cinquantamila cavalli; e

  1. Si può avvertire, che Fredegario nella sua Epitome di Gregorio di Tours (Tom. II. p. 398) ha prudentemente sostituito il nome di Patricius all’incredibile titolo di Rex Romanorum.
  2. Sidonio (L. V. ep. 5. in Tom. 1. p. 794), che lo chiama il Solone, l’Amfione de’ Barbari, s’indirizza a questo Re immaginario in uno stile d’amicizia e d’uguaglianza. Per mezzo di tali uffizi di equità, l’accorto Dejoce si era inalzato al trono de’ Medi (Herodot. l. 1. c. 96, 100).
  3. Campum sibi praeparari jussit. Il Biet (226, 261) ha diligentemente fissato questo campo di battaglia a Nogent, Abbazia Benedettina, distante circa dieci miglia da Soissons, dalla parte settentrionale. Quel terreno era indicato da un recinto di sepolcri pagani; Clodoveo donò le terre addiacenti di Leuilly e Coucy alla Chiesa di Reims.