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96 storia della decadenza

di un nobile animo. „Eccellentissimo Principe, noi siamo arrivati in Italia, privi di uomini, di cavalli, di armi e di denaro, cioè di quanto fa bisogno alla guerra. Nell’ultimo nostro giro pei villaggi della Tracia e dell’Illirico, abbiamo raccolto con estrema difficoltà da quattromila reclute, ignude ed affatto inesperte nel maneggio delle armi, e negli esercizj del Campo. I soldati già stanziati nella Provincia sono malcontenti, sbigottiti e senza cuore. Al rumore di un inimico essi abbandonano i loro cavalli e gettano a terra le armi. Non si possono levare contribuzioni, perchè l’Italia è nelle mani dei Barbari; il difetto di pagamento ci ha privato del diritto di comandare, ed anche di ammonire. Siate certo, o temuto Sire, che la maggior parte delle vostre truppe è già passata dalla parte dei Goti. Se la sola presenza di Belisario bastasse a terminare la guerra, il vostro desiderio sarebbe appagato; Belisario è nel mezzo dell’Italia. Ma se bramate di conquistare, si richieggono ben altri apparecchi: senza una forza militare, il titolo di Generale è un nome vano. Sarebbe utile di restituire al mio servizio i miei veterani e le mie guardie domestiche. Prima che io possa entrare in Campo, conviene ch’io riceva un adeguato rinforzo di truppe sì di grave che di leggiera armatura, e senza denaro contante non si può conseguire l’indispensabil ajuto di un poderoso corpo della cavalleria degli Unni„1.

  1. Procopio, l. III c. 12. L’anima di un eroe è profondamente impressa in questa lettera, nè possiamo noi confondere tali atti genuini ed originali insieme con le elaborate e spesso vuote concioni degli storici Bizantini.